Nato a Racconigi (CN) nel 1929 ed ivi scomparso il 28 agosto 2011, Carlo Sismonda rivela fin da bambino particolari talenti tanto nel disegno quanto nella musica.
Negli anni 1940-45 la guerra prima, e la guerra civile poi, furono l’aspra scuola della sua prima adolescenza, nella quale maturò un carattere fermo. Militò nella Resistenza accanto al sacerdote don Carlo Chiavazza, membro del CLN, che ebbe un ruolo chiave per la formazione della dimensione spirituale dell’artista e dell’uomo.
Carlo Sismonda svolgerà, lungo tutto l’arco della sua vita, anche un’intensa attività musicale, ottenendo, nel 1955, presso il conservatorio di Milano, il Diploma in composizione, che gli permise di dedicarsi alla composizione delle partiture di sinfonie, musiche per film, e di centinaia di arie popolari e di musica da camera, e come concertista, spesso per promuovere iniziative benefiche.
Dopo un esordio all’insegna del postcubismo ed espressionismo locale, sposò la lirica francese di Van Gogh, dei Fauves e degli espressionisti tedeschi, ai quali avvicinò profondamente il suo spirito lirico. Un’esistenza dedicata al sentire, ed interamente all’arte, quotidianamente indagata nelle sue declinazioni più sottili: autodidatta, ha guardato molto alle esperienze figurative e pittoriche della provincia e torinesi, da Matteo Olivero a Risso, da Solavaggione a Spazzapan; l’amicizia con Carlo Levi, con Severini e l’assidua frequentazione degli ambienti parigini e della Costa Azzurra furono i paradigmi della sua formazione. Conobbe Matisse, scoprì i Fauves e s’innamorò della pennellata sfranta di Van Gogh: da allora l’elenco delle mostre non si è più interrotto ed il suo nome ha conosciuto un enorme successo soprattutto in Germania.
Accanto all’espressionismo nordico, Sismonda fu sensibile interprete degli ismi propri della pittura del Neue-Expressionismus degli anni Ottanta: mantenendosi fedele alla propria coscienza, fa propri alcuni temi esistenzialistici quali la rischiosità del rapporto tra l’uomo, il mondo e l’angoscia. Una sorta di spiritualismo esistenziale sfociato nell’interpretazione degli aspetti più religiosi della vita, cristallizzata in pittura come mistero e come amore.
In Germania il Maestro fu subito apprezzato da critici e storici dell’arte, da Volker Probst a Rodiek Thorsten, della Staatsgalerie di Stoccarda e da Anne Marie Winther, della Bremen Staatsgalerie: tutti gli riconobbero grandi meriti.
E’ del 1984 la scoperta di Fritz Flebbe, pittore di Amburgo (1893-1929): Sismonda, sviluppando una profonda comunione artistica con il suo stile, permeato da una forte atmosfera romantica, a cavallo tra espressionismo e Neue Sachlichkeit, gli dedicò nei primi anni Novanta alcuni significativi omaggi (soprattutto Präludium, del 1992), dominati dalla figura dell’albero e dall’ispirazione “musicale”che era già emersa prepotentemente nei primi anni Ottanta con il ciclo delle composizioni ispirate dalla Sinfonie di Beethoven. I più bei cieli sono i suoi. Li ha rapiti alla natura trasponendoli sulla tela, ed in punta di pennello li ha saputi permeare di quell’incanto e di quella vastità proprie della musica, tali da allungare il respiro: nuvole dorate color amaranto o prepotentemente nere di tormenta ed inquietudine. Maestro degli accordi cromatici, ove predominano i toni caldi del rosso, declinato in una vasta e variegata gamma di sfumature rosa e violacee, Sismonda sfida i contrasti e le giustapposizioni complementari raggiungendo stilemi nel ductus e nelle campiture essenziali ed audaci.
Carlo Sismonda, Cavaliere della Repubblica Italiana per Meriti Artistici, ha ottenuto il Vitalizio Bacchelli.
Si è spento il 31 agosto 2011 all’età di ottantadue anni.